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Lup’s art

Alessia Lusardi

Luogo dell’evento: Vicolo Cattani, 4/B (1° sede di Casagallery Itinerante)

Data dell’evento: Gennaio 2009

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È più facile comprendere la poetica di Alessia Lusardi vedendo le opere che non provando ad intuire qualche elemento esegetico a partire dal titolo della mostra, di solito indice abbastanza esplicativo. “Lup’s art”, infatti, comunemente non significa nulla.
La parola non esiste, per “animarne” il significato bisogna adeguarsi alla prolazione dell’artista, solo allora il gioco è fatto! E non è un caso se metaforicamente parlo di gioco: l’aspetto ludico è, infatti, una componente fondamentale della poiesi dell’artista che emerge, sia come dato di riferimento oggettivo con stickers e giochini infantili applicati alla tela, sia come reale ispirazione a un mondo fantastico e meraviglioso che permette ancora di sognare… una sorta di effetto sorpresa per chi, come la generazione a cui appartiene la giovane Lusardi, è cresciuto con i ninnoli della Kinder. Senza insistere su un’ipotesi correlativa apparentemente digressiva, è lo stesso incarto dell’ovetto che riporta un altro aspetto imprescindibile e caratterizzante la poetica della Lusardi: il lucido.
Come una sorta di gazza ladra l’artista è attratta dall’effetto luculento delle “cose” che la circondano: appropriandosene ne custodisce l’aspetto più Kitsch e, trasformandole in arte, ne motiva un senso che supera la dimensione della vincida quotidianità in cui tutto è effimero e valevole solo per un’istante. Le trasparenze della plastica, lo sfavillare argenteo degli incarti, colori shock e brillanti sono il linguaggio che fin da bambini ci accompagnano nel mondo del piacere, nell’edulcorato istinto che fa stare ore davanti alle vetrine di dolciumi incantati non solo dalla brama di possedere totalmente le sfumature del gusto ma anche, e soprattutto, dal desiderio sfrenato dell’eccesso. Sfrenatezza che introduce al terzo nucleo portante della poetica di “Lup’s art”, l’aspetto libidico: in fondo tra Freud e le analisi sul piacere in relazione all’arte ci può benissimo stare Oldenburg (artista di riferimento per Alessia Lusardi) quando dice: “Un giorno stavo percorrendo Orchard street sui cui lati si affacciano tanti piccoli negozi, mi apparve di avere scoperto un nuovo mondo, mi accorsi che gli oggetti esposti sulle vetrine erano opere d’arte”. Un’estetica da “zucchero filato”, “appicicaticcia” e nauseante nel suo presentarsi ma anche, grazie alla poetica dello straneamento, un’arte che fa dell’ “attrazione – repulsione” “ludica e libidica” il corrispettivo di quelle pulsioni vitali che interrogano l’uomo, pare da sempre.

Alice Zannoni